DENUNCIATI I RESPONSABILI ITALIANI DELLA GUERRA

Il Movimento Nonviolento ed il Movimento Internazionale della Riconciliazione hanno depositato oggi [8/5/99 Ndr], alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale penale e civile di Roma e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona, una denuncia penale per «violazione dell'ordine costituzionale» in merito alla partecipazione italiana alla guerra in Jugoslavia.

Il testo, steso con la collaborazione dell'avv. Matteo Giuliani di Fano, é stato sottoscritto da Massimo Valpiana a nome della segreterie nazionali MIR e Movimento Nonviolento. La causa sará patrocinata dall'avv. Sandro Canestrini del foro di Rovereto.

A sostegno di questa iniziativa é stato preparato una «dichiarazione di opposizione alla guerra» da sottoscrivere da parte dei cittadini che intendono aderire all'iniziativa ed inviare al Presidente della Repubblica con un versamento a favore dei movimenti nonviolenti con la volontá di «pagare per la pace anziché per la guerra». Il testo della dichiarazione puó essere richiesto a questi indirizzi:

  1. Movimento Nonviolento Via Spagna, 8 37123 Verona
  2. Movimento Internazionale della Riconciliazione Via Garibaldi, 13 10122 Torino
  3. Oppure via email all'indirizzo: azionenonviolenta@dipobox.sis.it


Tutto quanto sopra presentando questo documento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale penale di Verona pregato di trasmetterlo a chi di competenza.

Oggetto: Denuncia penale

Come é noto, da oltre un mese paesi aderenti al Patto Atlantico, senza alcun mandato ONU, hanno mosso guerra contro la Federazione Jugoslava, accusata nella Serbia, suo paese guida, di compiere il genocidio del popolo Kosovaro. Fin dall'inizio delle ostilitá il Governo Italiano, pur mostrandosi solidale con gli alleati, di cui ha condiviso decisioni politiche e militari, ha dichiarato che il nostro paese non avrebbe partecipato direttamente alle operazioni belliche con propri mezzi e uomini. E non poteva essere diversamente, posto il ripudio assoluto della guerra, ammessa per fini esclusivamente difensivi, dettato dall'art. 11 della Costituzione.

I «mass media» hanno riferito, con enfasi, che vi sarebbe stato un «salto di qualitá» nel contributo dato dal nostro paese all'intervento NATO. E infatti, se in un primo momento le forze armate italiane si erano limitate a pattugliare mari e cieli per garantire la difesa del territorio nazionale da eventuali reazioni serbe, ora sembra che aerei militari italiani abbiano scortato bombardieri NATO nello spazio aereo Jugoslavo e che, in questa attivitá di «copertura», abbiano aperto il fuoco contro obiettivi militari dell'esercito Jugoslavo.

Al di lá delle acrobazie linguistiche tentate da politici e militari per attribuire carattere difensivo a una tale operazione, é fin troppo evidente invece che questa costituisce un'azione direttamente offensiva e comunque un concreto supporto ai bombardamenti e quindi un'attiva partecipazione delle nostre forze armate alle operazioni di guerra. In altri termini spianare la strada ai bombardieri, bombardando, significa partecipare direttamente ai bombardamenti. E che bombe italiane siano esplose in territorio Jugoslavo sembrerebbe confermato anche dal mutato atteggiamento delle autoritá serbe che, se fino a ieri non includevano l'Italia fra i paesi nemici, oggi improvvisamente ci considerano alla stregua degli altri paesi NATO che partecipano all'azione militare.

Intervistato sull'argomento, l'On. Presidente del Consiglio dei MinistriMassimo D'Alema, meravigliandosi dello scalpore suscitato dalla notizia, ha affermato, con calma olimpica, che: «Siamo in guerra e la guerra si combatte con le armi». Il Capo del Governo quindi, non solo non smentisce un nostro diretto coinvolgimento nella guerra, ma comunica ufficialmente al Popolo italiano che l'Italia é in guerra contro la Federazione Jugoslava. Se non che, consapevoli della gravitá dei fatti fin qui dedotti, le autoritá politiche e militari italiane tentano ora, smentendo le prime voci, di giustificare l'accaduto affermando che gli aerei italiani sarebbero intervenuti per prevenire «possibili» attacchi contro i militari italiani di stanza in Albania. La tesi sembra peró insostenibile perché da un lato non si vede quale minaccia poteva costituire per i fanti italiani dell'operazione Arcobaleno una postazione radar di contraerea (oggetto delle bombe italiane), dall'altro perché semmai é proprio in conseguenza di questa «escalation» militare che i nostri soldati - ora sí! - possono divenire oggetto di attacchi nemici.

I fatti, se confermati, sono di una gravitá sconcertante.

Come giá detto il nostro paese non puó in alcun modo e per alcuna ragione prendere parte ad una guerra di tipo offensivo, quale quella in atto contro la «Serbia», quand'anche motivata dal dichiarato intento di scongiurare un disastro umanitario. Per superare il divieto posto dalla Costituzione non si possono invocare la fedeltá agli alleati e il rispetto del Patto Atlantico. Il trattato NATO infatti, ci obbliga ad intervenire a difesa dell'integritá dei paesi ad esso aderenti solo quando questi subiscano un'aggressione militare straniera, ma non anche nella diversa ipotesi, quale quella di specie in cui siano essi ad aggredire un paese terzo.

La Costituzione poi attribuisce il potere di deliberare lo stato di guerra alle Camere e non al Governo. La responsabilitá politica di un'opzione cosí grave ed estrema, il potere di decidere se il Paese debba o no entrare in guerra spetta in ogni caso al Parlamento e cioé all'organo rappresentativo della volontá popolare. Ne consegue che, in assenza di un tale pronunciamento, il potere esecutivo non puó in alcun modo impegnare le forze militari italiane in operazioni belliche.

Fino ad oggi, a quanto ci risulta, le Camere non hanno deliberato lo stato di guerra né hanno autorizzato azioni militari contro la Federazione Jugoslava, eppure il Capo del Governo afferma in televisione che siamo in guerra e non smentisce le notizie circa una diretta partecipazione dell'aviazione militare italiana ai bombardamenti in atto sul territorio della Federazione Jugoslava.

Al riguardo sembrano rilevanti le seguenti norme, come da fogli qui allegati che fanno parte integrante del presente esposto.

Come cittadini italiani riteniamo che il fedele e puntuale rispetto dei principi e dell'ordine costituzionali sia obbligo prioritario di qualsivoglia organo ed autoritá dello stato, politici o militari, e debba essere anteposto ad ogni diverso ed eventuale contrastante interesse politico, militare, economico, strategico o di altra natura.

Le chiediamo pertanto di svolgere le opportune indagini al fine di accertare se vi sia stata effettiva partecipazione, anche solo di supporto, delle nostre forze armate alle operazioni belliche in atto contro la Federazione Jugoslava e, in ipotesi affermativa, di verificare se nei fatti ipotizzati siano riscontrabili responsabilitá penali a carico di tutti quei soggetti, autoritá organi o servitori dello Stato che in qualsiasi modo avessero contribuito ad una cosí grave violazione dell'ordine costituzionale, assumendo decisioni e quindi esercitando poteri a loro non spettanti.

Movimento Nonviolento Via Spagna, 8 37123 Verona

Movimento Internazionale della Riconciliazione Via Garibaldi, 13 10122 Torino, con la collaborazione dell'avv. Matteo Giuliani, di Fano (Pesaro)

Per ogni atto conseguente a questa denuncia, stabiliamo domicilio presso Studio dell'Avv. Sandro Canestrini Via Paoli, 33 38068 Rovereto (TN)

Per le Segreteria Nazionali dei Movimenti (Firma)
Verona, 5 maggio 1999

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Lorenzo Peña eroj@eroj.org

Director de ESPAÑA ROJA

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Lorenzo Peña
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